Amici che mi seguono.

sabato 29 febbraio 2020

Al tavolo da lavoro di... Alberto Moravia.

Scrittore, saggista, critico e poeta, una delle figure di spicco del novecento italiano.
Indimenticabili le parole utilizzate all'indomani della morte di Pier Paolo Pasolini:

«Poi abbiamo perduto anche il simile. Cosa intendo per simile: intendo che lui ha fatto delle cose, si è allineato nella nostra cultura, accanto ai nostri maggiori scrittori, ai nostri maggiori registi. In questo era simile, cioè era un elemento prezioso di qualsiasi società. Qualsiasi società sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue file. Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro. Poi abbiamo perduto anche un romanziere. Il romanziere delle borgate, il romanziere dei ragazzi di vita, della vita violenta. Un romanziere che aveva scritto due romanzi anch’essi esemplari, nei quali, accanto a un’osservazione molto realistica, c’erano delle soluzioni linguistiche, delle soluzioni, diciamo così, tra il dialetto e la lingua italiana che erano anch’esse stranamente nuove.
Poi abbiamo perso un regista che tutti conoscono, no? Pasolini fu la lezione dei giapponesi, fu la lezione del cinema migliore europeo. Ha fatto poi una serie di film alcuni dei quali sono così ispirati a quel suo realismo che io chiamo romanico, cioè un realismo arcaico, un realismo gentile e al tempo stesso misterioso. Altri ispirati ai miti, il mito di Edipo per esempio. Poi ancora al grande suo mito, il mito del sottoproletariato, il quale era portatore, secondo Pasolini, e questo l’ha spiegato in tutti i suoi film e i suoi romanzi, era portatore di una umiltà che potrebbe riportare a una palingenesi del mondo.
Questo mito lui l’ha illustrato anche per esempio nell’ultimo film, che si chiama Il fiore delle Mille e una notte. Lì si vede come questo schema del sottoproletariato, questo schema dell’umiltà dei poveri, Pasolini l’aveva esteso in fondo a tutto il Terzo Mondo e alla cultura del Terzo Mondo. Infine, abbiamo perduto un saggista. Vorrei dire due parole particolari su questo saggista. Ora il saggista era anche quello una nuova attività, e a cosa corrispondeva questa nuova attività? Corrispondeva al suo interesse civico e qui si viene a un altro aspetto di Pasolini. Benché fosse uno scrittore con dei fermenti decadentistici, benché fosse estremamente raffinato e manieristico, tuttavia aveva un’attenzione per i problemi sociali del suo paese, per lo sviluppo di questo paese. Un’attenzione diciamolo pure patriottica che pochi hanno avuto. Tutto questo l’Italia l’ha perduto, ha perduto un uomo prezioso che era nel fiore degli anni. Ora io dico: quest’immagine che mi perseguita, di Pasolini che fugge a piedi, è inseguito da qualche cosa che non ha volto e che è quello che l’ha ucciso, è un’immagine emblematica di questo Paese. Cioè un’immagine che deve spingerci a migliorare questo Paese come Pasolini stesso avrebbe voluto.».

venerdì 28 febbraio 2020

Il fumetto del venerdì: Zagor-Zombi!

Ché scritto così sembra un episodio in cui il popolare eroe della Sergio Bonelli Editore diventa un morto vivente! E invece no.

La trama:
in fuga dall'isola di Britannia, Zagor, Cico e Bosambo naufragano ad Haiti, misteriosa isola che mischia credenze religiose a veri e propri riti magici. Qui incontrano Alan O'Keefe, un bianco che ha assoldato dei mercenari per tentare di liberare suo figlio, a suo dire prigioniero dei sacerdoti che praticano il vudu in tutta l'isola. Le cose incominceranno presto a sprofondare in un lungo, inesorabile incubo, che farà precipitare al suo interno anche lo Spirito con la Scure e i suoi amici.

Come si possa scrivere un capolavoro dopo l'altro è, purtroppo, un mistero a cui non so dare spiegazione. Dopo l'avvincente, drammatica storia con i Seminoles di Manetola (vedi), Guido Nolitta ci trasporta immediatamente in un'altra vicenda (totalmente diversa), dove mistero, azione e horror si mischiano perfettamente per svelarci luoghi e segreti di una delle religioni più controverse e intrigate del mondo. Cupi e ossessivi tamburi, parole rivelate per enigmi e, alla fine, loro, le figure più terrorizzanti del nuovo horror moderno: gli zombi, in un finale memorabile.
Stavolta ai pennelli ritroviamo Franco Bignotti e non Gallieno Ferri, ed è uno dei motivi per cui, presumibilmente, la Bonelli non ha ancora ristampato in volume questo gioiello.

P. s.
Bisogna scriverlo ancora, e poi ancora: QUESTA è la vicenda da cui attinge lo sceneggiatore Dardano Sacchetti nel 1979 per il suo "Zombi 2", diretto poi magistralmente da Lucio Fulci, e non da una vicenda di "Tex Willer" come ancora ama ripetere lo scrittore. Basterebbe leggere la trama che ho elencato anche io per sommi capi onde rendersi conto dell'equivoco, dato anche il fatto che il ranger dei fumetti western incontra i suoi primi zombi, da assoluti "protagonisti", soltanto nell'inverno del 1997 in una storia scritta da Claudio Nizzi e disegnata da Fabio Civitelli: 24 anni dopo la storia di "Zagor"  e 18 dopo il film di Fulci.
Il plot del capolavoro horror esce perché Sacchetti legge il capolavoro a fumetti di Nolitta.
L'ho scritto sui forum di Zagor, nelle rubriche a mio nome e ora lo ripeto qui.
Prima o poi funzionerà!

giovedì 27 febbraio 2020

Carne umana.

20 anni fa.
A febbraio del 2000 pubblicai questo romanzo con una piccola casa editrice che di lì a poco avrebbe lavorato esclusivamente usando il sistema print on demand (perché gli conveniva).
Subito dopo me ne dimenticai, anche perché durante la stesura avevo scassato la tastiera del PC e non avevo i soldi per comprarne un'altra. Non che avessi in mente di scriverne uno nuovo, per altro; fatto sta che dopo alcune settimane mi arrivarono i diritti d'autore: circa 100 mila lire! Con quelle corsi alla Banca di Roma di viale Baldo degli Ubaldi dove avevo avuto un -ehm- piccolo disguido con il direttore, saldando quanto dovevo.
Non scrivevo un accidente da cinque o sei anni, devo dire che quell'horror mi tolse dai pasticci.
Certo, se fossi nato chitarrista sarebbe stata tutta un'altra storia!
Ma hanno successo i chitarristi calvi?

mercoledì 26 febbraio 2020

L'occhio del cinema: Maggie la Gatta.

Dal film "La gatta sul tetto che scotta". Per il resto il post è muto, che cosa si può scrivere di cotanta bellezza? È come trovarsi di fronte alle piramidi egiziane, al Colosseo o alle cascate del Niagara: ogni parola sarebbe di troppo!

martedì 25 febbraio 2020

Libro del giorno: Il signor Diavolo.

Del film, sempre di Pupi Avati, tratto da questo breve romanzo ho parlato poche settimane fa: il libro mi è piaciuto ancor più!

La trama:
Furio Momentè è un funzionario del tribunale romano inviato a Venezia per fare luce sul terribile delitto operato da un ragazzino ai danni di un coetaneo, accusato di essere un mostro, forse il demonio in persona!
Momentè non vive un buon periodo: lasciato dalla giovane moglie, che ha costretto alla prostituzione per pagare debiti contratti con uno strozzino, si avvicina al suo lavoro conscio che potrebbe essere l'ultimo...

Ecco, l'aria da tragedia greca che il protagonista vive sin da principio (emblematica la figura del pantano cittadino che deve attraversare, metafora della sua vita) si ripercuote per tutto il romanzo: Momentè è triste, solo, disperato. Inizia ad avere il presentimento che la sua vita stia in qualche modo per finire, e la sensazione lo accompagna per tutto l'evolversi della trama, che è cruda, brutale, talvolta insostenibile (vedasi il dialogo tra lui e la moglie, quando tenta di convincerla a vendere il suo corpo).
Il racconto va dritto al suo scopo, senza sconti, senza pietà o pietismi.
E il finale mi è piaciuto più che quello cinematografico.
Bruttina e insignificante la cover.

lunedì 24 febbraio 2020

domenica 23 febbraio 2020

Museo Fran: Bruno Ramella.

Cover a opera di Bruno Ramella tratta dal numero 61 di "Nick Raider", Sergio Bonelli Editore, intitolato "Duri a morire".
Realizzata su cartoncino di piccole dimensioni, un A5.

sabato 22 febbraio 2020

Al tavolo da lavoro di... Alberto Locatelli.

Giovane disegnatore di fumetti, ha illustrato tra le altre cose la serie a fumetti incentrata su "Don Camillo", insieme ad altri autori, e recentemente "Unico indizio le scarpe da tennis" (ReNoir Comics).

venerdì 21 febbraio 2020

Il fumetto del venerdì: Tex - l'inesorabile.

Originariamente prevista come storia per il mensile del grande ranger del fumetto italiano, poi traslocata sul "Texone", indi scorporata in due albi formato classico Bonelli, dopo in formato originale A3 cartonato e infine in due edizioni di lusso (una, la seconda, piuttosto discussa dai lettori) per il capolavoro atteso 17 anni firmato Mauro Boselli e Claudio Villa.

La trama:
uno dei tre micidiali banditi Logan, fratellastri avendo avuto in comune solamente il padre, sta per essere impiccato: qui giunge anche Tex con l'inseparabile pard Kit Carson, sulle tracce da tempo dei malviventi. Assai probabilmente gli altri due stanno preparando la fuga del terzo elemento...

Tanta attesa venne mai ripagata? La risposta sta in un rapido sfoglio del volume (o dei due contenuti nel box di legno venduto a "Lucca Comics" in anteprima): una gioia per gli occhi! Qui probabilmente Claudio Villa si supera, tracciando un affresco western che difficilmente si perderà nella memoria: non c'è un personaggio, neppure tra i "minori", che non sia cesellato in maniera fantastica, i cavalli sono vivi come non mai, le sparatorie e gli agguati fanno faville, si tratta indubbiamente di uno di quei fumetti che non si smetterebbe mai di sfogliare.
Dato a Claudio quel che è di Claudio, diciamo anche, doverosamente, che la sceneggiatura di Boselli è straordinaria: incisiva, veloce, esplosiva e piena di situazioni affascinanti. Una delle vette della lunghissima vita editoriale di "Aquila della Notte".
Adesso la potrete trovare in edicola anche nel classico formato dei "Texoni".
Se non la comprate siete dei satanassi!


giovedì 20 febbraio 2020

mercoledì 19 febbraio 2020

L'occhio del cinema: Il conte Dracula di Jess Franco.

Salve! Il prolifico Jesús Franco non poteva esimersi, nel 1970, dal mettere le mani (anche) sul più celebre dei vampiri, ottenendo, per di più, che fosse proprio uno dei suoi più celebrati attori, Christopher Lee, a interpretarlo nuovamente!

La trama:
l'avvocato (?) inglese Jonathan Harker viaggia in carrozza verso la Transilvania del conte Dracula, per degli affari urgenti. Una volta ricevuto dal sinistro conte, però, la sua permanenza al castello diviene un incubo popolato di mostruose apparizioni e dopo esservene fuggito, finirà ricoverato a Budapest (?), dove apprenderà che Dracula altri non è che un feroce vampiro, pronto inoltre a trasferirsi per insidiare la sua fidanzata, Mina. Per fortuna la nuova abitazione del conte sorge proprio di fronte al manicomio gestito dal professor Van Helsing (?).

Che dire? Qualcuno scrive e sostiene che sia il miglior film del prolifico Franco, regista spagnolo dissidente, e ci può stare, ma sulla tanto decantata veridicità col romanzo di Bram Stoker mi permetto di dissentire: basti pensare che Franco (qui anche sceneggiatore per la versione originale), sceglie di non mettere la figura di Arthur Holmwood (chissà poi perché), l'azione è spostata in Ungheria, i personaggi fanno e si comportano diversamente dal romanzo (basti vedere la fine) e  tutto ha un'aria assolutamente stralunata, come da stile del popolare autore. Però Lee è sempre Lee, e il vampiro funziona maledettamente bene, dotato finalmente di un robusto paio di baffi che scuriscono ogni volta che il conte succhia il suo orribile nettare!
Da vedere, comunque. (Specie se avete assistito a quella cosa che sta trasmettendo Netflix in questi giorni.)

Libro del giorno: Sipario - L'ultima avventura di Poirot.

Pubblicato nel 1975 ma scritto negli anni 40, "Sipario" è, come da sottotitolo, l'ultimo libro con protagonista il celebre investigatore privato belga Hercule Poirot, del quale la celebre scrittrice britannica Agatha Christie si era stancata!

Trama:
Poirot torna a Style Court, decenni dopo aver risolto qui il suo primo caso, per incontrarsi con il compagno di tante avventure Hastings, stavolta dovranno vedersela con uno spietato pluriomicida!

L'ho letto 30 anni fa, ma ne conservo ricordi vivissimi: c'è tanta carne al fuoco! Il ritorno a Style Court, la rimpatriata con il capitano Hastings che non avveniva da tempo e il solito meccanismo a orologeria che, ancora una volta, funzionerà perfettamente fino al sorprendente finale!

Oggi difficilmente riprenderei in mano un libro di Agatha Christie (non son riuscito a finire neppure la sua autobiografia), ma da ragazzo li ho divorati (praticamente tutti!) ricordo anche un po' di tristezza nel finire questo.
Capolavoro, uno dei tanti di questa scrittrice formidabile!
Contrariamente a quanto si crede, quindi, la Christie NON scrisse questo romanzo per ultimo e NON uscì postumo come si ritiene, visto che lei scomparve nel 1976.

lunedì 17 febbraio 2020

La ragazza del lunedì: nuovamente Naga!

Eccola qua, per iniziare la settimana con un sorriso!

Museo Fran: Joevito Nuccio.

Amico di vecchia data, conservo tra le sue altre cose questo bozzetto poi scartato dalla storia per "Zagor" uscita qualche anno fa, dove lo Spirito con la Scure affrontava su di un'isola una serie di animali selvaggi per il sadico divertimento di un folle.
La storia è stata tradotta anche in grande formato per il mercato serbo. 

sabato 15 febbraio 2020

Al tavolo da lavoro di: Alberto Giolitti.

Nato a Roma, disegnatore attivo sia in Italia (albi del Vittorioso, Sergio Bonelli Editore) sia negli Stati Uniti (Western Publishing)  che in Argentina (Lainez), Giolitti ha un tratto dinamico, accurato e piacevole da vedersi.
Nell'anno della sua scomparsa, 1993, stava lavorando a un'avventura fiume scritta dal suo editore, Sergio Bonelli, per la testata "Tex", poi terminata da Giovanni Ticci.
Era imparentato con la nota gelateria romana omonima.

venerdì 14 febbraio 2020

Il fumetto del venerdì: Benvenuto nel Bayou!

Uscito una decina di anni fa per la collezione Marvel più adulta, questo "Punisher: benvenuto nel Bayou", scritto da Victor Gishler per i disegni di un immenso Goran Parlov, si discosta dalla traiettoria dell'ultimo Ennis.
Ma solo un po'.

La trama!
Frank Castle sta guidando verso New Orleans, in piena Louisiana, dove sceglie strade fuori dai radar per non dare nell'occhio, ma quando la sua autovettura rimane senza carburante, si ritrova in un mondo ancora più ostile delle metropoli a cui è abituato, preda di una famiglia di animali rozzi e violenti...

Divertissement per i due autori, che tracciano un Punitore comunque molto vicino alla versione offerta da Garth Ennis, ma con amabili commistioni da tardo horror statunitense anni '70. La storia è tutta qui. Da leggere e seguire pagina dopo pagina, se (con un pizzico di ritrosia) siamo abituati ad amare e fare il tifo per il vigilante con il teschio sul petto, quest'avventura ce lo farà amare e avvicinare ancor di più.
Non all'altezza dei migliori "Punisher", ma divertente da morire.

giovedì 13 febbraio 2020

mercoledì 12 febbraio 2020

L'occhio del cinema: Quella villa accanto al cimitero.

Dal set di uno dei film horror che preferisco in senso assoluto:
da sinistra... Lucio Fulci, regista, Ania Pieroni (Ann), Giovanni Frezza (Bob), Katherine MacColl (Lucy) e Paolo Malco (Norman).

Questa è la scena in cui Fulci spiega agli attori cosa fare dopo che Norman (Malco) torna su dallo scantinato avendo subito l'attacco del pipistrello.
Il pipistrello era un oggetto meccanico, Paolo Malco lo conserva ancora, in casa sua.

martedì 11 febbraio 2020

Libro del giorno: Pet Sematary.

Se penso che questo capolavoro assoluto stava per non essere pubblicato...
infatti nei primi anni ottanta Stephen King scrive questo "Pet Sematary", con l'errore grammaticale causato dall'errata concezione sulla parola da parte dei bambini che scoprono il posto, ma giudicandolo troppo macabro e crudo decide di non pubblicarlo. Solo una causa con la precedente casa editrice (dato in pegno per non pagare una penale) permette al romanzo di giungere in libreria e, quindi, da noi.

La trama!
Louise Creed, una moglie e due bambini piccoli, si trasferisce come medico da una grande città a una piccola frazione del Maine, dove ha come vicino solamente una misterioso vecchio, Jud. Questi racconta ai nuovi arrivati la storia del cimitero per animali, dove in antichità i bambini del posto andavano a seppellire i propri amichetti deceduti. Più su, in alto, c'è il cimitero vero e proprio degli indiani, la cui leggenda narra di morti tornati in vita grazie al misterioso terreno che là si trova.
Alla morte accidentale del gatto di casa, Church, che getta la figlia in un profondo stato depressivo, Louise decide di sperimentare la veridicità di questo racconto. Il gesto lo porterà su una strada senza ritorno.

Poco da dire: non c'è una sola riga che sia fuori posto, la vicenda terribile, tra le più macabre in assoluto del Re, vi trascinerà in un incubo da tragedia greca: Louise Creed è in assoluto il protagonista kinghiano per il quale ho fatto più il tifo durante la lettura, impossibile non voler terminare di leggere tutto il prima possibile onde conoscere il destino di tutti i protagonisti. Il più macabro horror di King.
Indimenticabile.


lunedì 10 febbraio 2020

domenica 9 febbraio 2020

Museo Fran: Franco Bignotti.

Per la mia formazione di lettore, e non solo, Gallieno Ferri, Franco Donatelli e Franco Bignotti sono stati il trio delle meraviglie.
Bignotti nasce in provincia di Brescia ed entra nel cast di matite della Sergio Bonelli Editore, disegnando un po' di tutto: "Hondo", "Capitan Miki", "Il grande Blek", "Zagor", "Mister No", "Martin Mystere"... lo fa sempre con uno stile classico, equilibrato, leggibilissimo! Raramente vi sono cali di qualità o di stile, nelle sue tavole. Riesce sempre a tirare fuori, esattamente, quel che lo sceneggiatore gli chiede! Che sia horror, azione o western, Bignotti se la cava sempre benissimo.
In ultimo, ma non per ultimo, tiene a battesimo Claudio Villa, uno dei miei disegnatori prefereriti!
Per questo, appena avuta l'occasione, non mi sono fatto sfuggire questa tavola tratta da un numero di "Mister No", poiché l'autore lombardo è stato colui che ha disegnato (per me) alcune delle più belle storie del pilota e di Zagor.
La conservo piacevolmente nella mia galleria. 

Al tavolo da lavoro di... Alberto Bevilacqua.

Scrittore, saggista, regista... davvero un autore poliedrico, dai cui libri sono stati tratti moltissimi film (vedi "La califfa", "Questa specie di amore", etc.)
Nel 1987 dirige, sempre tratto da uno dei suoi lavori, il film "Tango blu", con un cast importante di attori e l'ultima prova del grande Maurizio Merli.
Uno dei "Meridiani Mondadori" è a lui dedicato.

venerdì 7 febbraio 2020

Il fumetto del venerdì: Zagor, Il giorno della Giustizia.

La sconfitta dell'eroe, la presa di coscienza dolorosa e ineluttabile di un sistema corrotto e marcio, impossibile da accettare.
Questa potrebbe essere, in due parole, la definizione di un altro capolavoro supremo nella Golden Age zagoriana, scritto nuovamente da Guido Nolitta per le matite del terzo moschettiere dell'epoca (gli altri erano naturalmente Gallieno Ferri e Franco Bignotti), Frank Donatelli.

La trama:
in una cittadina della Frontiera Americana, l'ubriaco Billy Boy Kirby, rampollo del boss del paese, uccide per puro diletto una giovane sposa indiana, compagna di Wakopa, un capo Osages che non intende far rimanere impunito l'odioso crimine. Per scongiurare una guerra indiana, Zagor cerca di catturare il ragazzo per trascinarlo davanti a un tribunale di bianchi, onde dimostrare al pellerossa che la Legge è uguale per tutti.
Le cose, purtroppo, non stanno così.

Che altro dire su questa storia? Forse che non è stata ristampata in volume ottomila volte perché non disegnata da Ferri? È una cosa che, francamente, dispiace a tutti gli amanti del Re di Darkwood e del fumetto in generale.
Ci si commuove per il dolore delle vittime, ci si entusiasma per il coraggio indomito dell'eroe in casacca rossa e ci si indigna per il tragico finale.
In cima alle storie di sempre prodotte nel nostro paese.

giovedì 6 febbraio 2020

Prigioniero.

Ironsword nella fase finale della sua prigionia ad Undead, Lakebeah, presso le carceri di Lord Nero.

mercoledì 5 febbraio 2020

L'occhio del cinema: Il signor Diavolo.

Difficile cominciare senza un luogo comune: Pupi Avati torna al gotico padano con questo "Il signor Diavolo" del 2019.
Ecco. Ora posso andare avanti!
Prima della trama e di qualche considerazione dico solamente una cosa: l'unico problema del nostro cinema di genere è che bisogna attendere anni prima di poter vedere un capolavoro del genere.

La trama:
inviato da Roma in veneto per occuparsi di un truce fatto di cronaca che rischia di infettare anche la politica (un bimbo uccide con una fionda un coetaneo accusandolo di essere il diavolo), il funzionario Momenté è al suo primo lavoro importante: deve studiare le carte, riesaminare deposizioni e investigazioni, interrogare di nuovo i protagonisti.
Le cose, scoprirà, sono molto più ingarbugliate e maledette di quanto aveva sospettato.

Non c'è nulla che non mi sia piaciuto in questo film (a parte qualche momentaccio dovuto alla CGI, il resto dei truculenti effetti è opera del maestro Stivaletti): dagli attori, tutti in parte (che piacere rivedere assieme Haber, Cavina e Capolicchio! Ma anche il sempre bravissimo Bonetti e Andrea Roncato, per tacere della sexy e strepitosa Caselli, quasi irriconoscibile), alla sceneggiatura, ben dosata e con un finale agghiacciante sul serio (provate a rifletterci dopo averlo veduto) fino alla solita regia di Avati, robusta e incisiva ma mai invadente. La pellicola è stata tratta dall'omonimo libro del regista emiliano, che giace sul mio comodino da tempo in attesa di essere sfogliato.
Insomma, in conclusione: se cercate la risposta all'eterna domanda "ma perché non fanno più film così, in Italia?" essa è tutta in questo film.
Li facciamo ancora, e piuttosto bene!

martedì 4 febbraio 2020

Libro del giorno: Dracul.

Dacre Stoker (discendente di Bram) e J. D. Barker. Editrice Nord.
Sto parlando del recentissimo "Dracul", romanzo in cui i due, a causa di alcuni "misteri" che circolano ancora oggi sull'autore del celeberrimo "Dracula", imbastiscono una trama appassionante in cui ipotizzano che lo scrittore irlandese abbia attinto dalla realtà per creare il suo immortale vampiro.

La trama!
Bram e la sua famiglia hanno una tata, Ellen, che è sì devota e professionale, ma anche incredibilmente chiusa e misteriosa. Quando decide di sparire, da un momento all'altro, Bram e sua sorella Matilda decidono di inseguirla, entrando così nella più grande delle avventure.

Chiariamo subito una cosa: non c'è niente, assolutamente niente di nuovo all'interno di questo romanzo. E, forse, il suo fascino è proprio qui. Un libro old style, semplice, stiloso e appassionante. Si muove tra uno stile epistolare, come ogni buon appassionato di Bram apprezza, ma anche in prima persona e, in brevi punti, in terza; diverte e si lascia seguire senza nessun tipo di problema: i vampiri sono come piacciono a quelli della mia generazione, con qualche sorpresa! Ah, il "Dracul" del titolo è proprio lui, naturalmente. Il più vampiro di tutti!
Il libro nasce da una misteriosa prefazione al "Dracula" del 1897 (poi sparita da tutte le altre edizioni) nella quale Stoker senior lascia intendere che i fatti e i personaggi ivi descritti non siano frutto della sua fantasia ma realmente esistiti! Ecco il motivo per cui, all'interno di questa pubblicazione, Bram e famiglia sono personaggi a tutto tondo in grado di catapultarci in una dimensione horror fatta di assedi, cimiteri, croci e cadaveri! Uno spasso. I misteri sulla vita di Bram non finiscono in quella breve prefazione, c'è una malattia piuttosto grave presa da bambino che poi sparisce velocemente senza grandi spiegazioni mediche e altro che apprenderete comprando questo bel libro.
Io ve lo consiglio.

domenica 2 febbraio 2020

Museo Fran: Alessandro Biffignandi.

Disegnatore di quasi tutte le cover della sexy eroina "Zora la vampira", questa è la mia. Scusate la qualità della fotografia ma è appesa da anni nel mio studio: tratta dal numero di "Super Zora" intitolato "Imen imeneo", la comprai nel 2008 con i soldi della liquidazione, visto che ero passato da un lavoro a un altro.
Alessandro Biffignandi nasce a Roma nel 1935 e lavora sin da adolescente come fumettista, cartellonista e illustratore.
Scompare nella sua città natale nel 2017, lasciandoci una serie infinita di capolavori.

Al tavolo da lavoro di... Albert Camus.

Scrittore e filosofo francese, ma non solo queste due cose, Premio Nobel per la letteratura consegnato nel 1957.
Un grande pensatore del XX secolo.