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martedì 18 maggio 2021

Addio a Franco Battiato.

 


La morte di Franco Battiato mi ha spaventato.
Mi sono improvvisamente reso conto che anche questi luminari possono morire. Gente straordinaria non solo per quello che hanno creato (e non è poco e non è comune) ma anche per quello che, umanamente, lasciano. Basta ascoltare una sola intervista di Battiato, Daolio, Bertoli o Guccini, i primi che mi vengono in mente, per comprendere di chi e di cosa stiamo parlando.
Tremo, egoisticamente, all'idea di quando perderò (perderemo) altri di questi insostituibili campioni. Sono rimasti in pochi: non ne avremo altri, non ne avremo più. Si resta da soli e sperduti in un oceano di arrogante mediocrità.
Quando col dito puntato, tronfi, critichiamo e condanniamo i nostri giovani, bisognerebbe essere grati al mondo per essere stati contemporanei di questi fuoriclasse; di averli potuti ammirare dal vivo, addirittura di averli potuti incontrare, stringere loro la mano. Quando ci buttiamo con fare qualunquista a dire "Ah, i giovani di oggi!", ricordiamo sempre i grandi esempi culturali e musicali che abbiamo avuto al fianco, come fari illuminanti.
Noi abbiamo avuto grandi personalità da seguire, anche nei momenti più freddi e più bui della nostra nazione. Loro, i più giovani, no.
Ancora no.
Non l'ho mai detto, ma il titolo di uno dei miei libri (impreziosito da una bella cover di Marcello Mangiantini) viene dritto da una canzone di Franco Battiato che amo particolarmente: Up Patriots To Arms.
Una strofa recita infatti:
"L'Ayatollah Khomeini per molti è santità
Abbocchi sempre all'amo
Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia
Che crea falsi miti di progresso
Chi vi credete che noi siamo, per i capelli che portiamo?
Noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre."

Maestro, perdona il mio ardire.