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martedì 5 maggio 2020

Libro del giorno: La Compagnia dell'Anello.

E così anch'io, dopo non molto tempo dall'uscita della nuova edizione (sempre Bompiani, con traduzione anch'essa nuova di zecca ad opera di Ottavio Fatica), del primo tomo del Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello, seminale opera fantasy scritta da quel genio che era John R. R. Tolkien, ho finito la (ri)lettura.

Trama!
Risvegliatosi dopo secoli di torpore, l'anello più potente della Terra di Mezzo, con il quale il malvagio Sauron può dominare i popoli, finisce nelle mani de lo hobbit Frodo Baggins, nipote acquisito di quel Bilbo Baggins protagonista del precedente libro di Tolkien, "Lo hobbit", con la cognizione definitiva di doverlo distruggere: inizia così un lungo e avventuroso viaggio in compagnia di otto avventurieri (due umani, 3 hobbit, un elfo, un mago e un nano) diretti alla montagna di Moldor, dove un fuoco eterno può distruggere il malvagio oggetto.

Del libro, bene o male, si sa già tutto. Vorrei concentrami anch'io, pur senza possedere meriti o titoli di chi mi ha preceduto, sulla controversa nuova traduzione che Fatica ha realizzato per questo primo volume (gli altri dovrebbero uscire a distanza di circa sei mesi).
Va subito detto che alcune scelte del pur ottimo traduttore fanno storcere decisamente la bocca, già al primo assaggio: ecco che Sam il Gaffiere, fedele servitore di Frodo, diviene Samplicio, e suo padre non più "gaffiere" ma "Veio".  Niente più "Granpasso", "Pipino", "Brendibuck", "Decumano Est", "Puledro Impennato", "raminghi", "Collevento", "Omorfo Cactaceo"; al loro posto  "Passolungo", "Pippin", "Brandaino", "Quartiero Est" (?), "Cavallino Inalberato" (?), "Svettavento", "Omorfo Farfaraccio".
Anche la famosissima poesia sugli anelli subisce una netta trasformazione, e manca - tanto per dirla tutta - anche la mappa del mondo immaginato dallo scrittore britannico.
Probabilmente la inseriranno nelle edizioni dei due libri che seguiranno questo. Non so.
Quello che so, invece, è che siamo abituati ai vecchi nomi, travasati anche nella celebre trilogia cinematografica realizzata da Peter Jackson a inizio secolo: non è tanto quindi una questione tecnica, quanto di affezione.
Se in lingua originale, ad esempio, "gaffiere" non esiste e neppure "Decumano", ci eravamo abituati alla prima edizione Rusconi, tradotta da Vittoria Alliata, con trovate decisamente azzeccate. D'accordo, Tolkien scriveva "ranger" per indicare la via intrapresa da Aragorn dopo la decisione di non seguire le orme da futuro re, e l'esatta traduzione italiana sarebbe quella decisa da Fatica, cioè "forestale". Però è altrettanto chiaro che qui da noi la forestale è una forza di polizia da poco inglobata, seppur parzialmente, dai carabinieri, ed era lampante che tale scelta avrebbe scatenato polemiche, mugugni e qualche pernacchia.
Insomma risulta poco chiara la decisione presa dal traduttore, che talvolta sembra incerto sul da farsi: italianizza molti termini, ma poi lascia "Pippin"; sveltisce dei passaggi per renderli più snelli e, probabilmente, maggiormente appetibili per un pubblico giovane di oggi, ma poi lascia aggettivi e parole fuori moda da anni.
Questo lascia francamente titubanti.
 Era un lavoro sfiancante, me ne rendo conto, "Il Signore degli Anelli" è una bibbia per ogni appassionato di fantasy, ma proprio per questo, probabilmente, avrebbe dovuto tenere un occhio anche sulla sensibilità dei vecchi appassionati, per nulla disposti a vedere così trasformati luoghi e personaggi amati tutta la vita: inspiegabile una semplice trasformazione da "Puledro impennato" a "Cavallino inalberato": inalberato da cosa? Perché?
Censurata anche la parola "pony": gli hobbit, da principio, cavalcano dei semplici "cavallini". Insomma la coerenza non è il forte di questa nuova traduzione italiana.

Però non tutto è da buttare, suvvia! Ottavio Fatica conosce bene il suo mestiere, non è un "debuttante allo sbaraglio", come qualcuno vorrebbe far credere, e il suo lavoro è chiaro, appassionato, dal gran ritmo: diciamocelo chiaramente! Questo primo libro si legge che è una meraviglia, spedito e lucidissimo. Curato alla perfezione, ho trovato un solo refuso, non ha mai abbassamenti di ritmo, si gusta come e quanto il precedente, se siete disposti a passare sopra i difetti o presunti tali, elencati più sopra.
Io l'ho riletto tutto, in pochissimi giorni, e mi sono commosso nuovamente, immergendomi in un mondo irripetibile creato da uno scrittore, probabilmente, inarrivabile.
Il mio consiglio, quindi, non è quello di basarvi su scritti come il mio, ma di comprarlo e leggerlo tutto, voi stessi.
In fondo è l'unico giudizio che conta.

P. s.
L'immagine della copertina, invece, una veduta di Marte o qualcosa del genere, non ha giustificazioni.

4 commenti:

  1. Forse se lo traduceva Cavallino Rampante poteva attirare i tifosi della Ferrari... :-D

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  2. Non ho letto la nuova versione e non intendo farlo. Ne ho già un paio di edizioni e mi bastano. Comunque da quello che scrivi anche a mio parere le nuove scelte sembrano un po' sghembe. Speriamo che la nuova traduzione possa comunque attirare nuovi lettori.

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