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mercoledì 22 gennaio 2020

L'occhio del cinema: Beatrice Cenci.

Mentre, a torto per conto di chi scrive, si ritiene "... e tu vivrai nel terrore: l'aldilà" di Lucio Fulci il suo miglior film, il regista romano dirige già nel 1969 questo filmone che contiene già tutto il Fulci a venire. Ispirato a una drammatica vicenda avvenuta realmente nel 1500, pensare che ne venisse realizzato un film così turpe, atroce e violento in quell'anno risulta follia... e invece!

La trama:
Beatrice Cenci è una ragazza nobile, romana, che assieme ai suoi fratelli è costretta a subire ogni tipo di sopraffazione (stupro compreso) per mano di suo padre, Francesco, che grazie alla protezione ecclesiastica dell'epoca riesce a sfangarla persino dall'accusa di omicidio, subendo come modesta punizione un anno di lontananza dalla capitale in uno dei terreni opulenti che ha sparsi per il territorio.
Il parziale allontanamento e relativo imbarbarimento supplementare del terribile uomo, porteranno la giovane e ribelle Beatrice a tramare la peggiore delle vendette: il parricidio!

Basterebbe dare un'occhiata al cast per vedere come Fulci voglia e ottenga un gruppo di attori di tutto rispetto: la ventunenne Adrienne La Russa, futura signora Seagal, nei panni della sventurata protagonista, Georges Wilson (doppiato magnificamente da Emilio Cigoli) in quelli di Francesco Cenci, Antonio Casagrande (padre di Maurizio) è uno dei fratelli, mentre Tomas Milian, addirittura, interpreta lo sfortunato e devoto servo della ragazza, Olimpio.
Il film è crudo, violentissimo per l'epoca (e ancora molto duro oggi), assai critico verso la Chiesa e i governi corrotti e complici; le scene di tortura e di impunità che vantano molti dei protagonisti sono pugni nello stomaco che arrivano intatti fino ai giorni nostri; con questa pellicola Fulci può dare libero sfogo a tutte le cose che reputa ingiuste, inaccettabili e, purtroppo, immutabili. La scena del lungo sguardo che si lanciano Beatrice e Olimpio mentre lei sale le scale lasciandolo al suo destino è uno dei pezzi forti di tutto il cinema fulciano. Regia lucida, attenta e scrupolosa, con momenti di rara raffinatezza (si veda a tal proposito la scena della violenza, gestita con semplici zoom e carrellate e un po' d'acqua spiovente).
Naturalmente introvabile e sottostimato da noi, potete recuperare questo bel pezzo di cinema nostrano rivolgendovi all'estero con edizioni anche pregevoli.


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