Altro libro magnifico scritto da Ira Levin nel 1967, che per tematiche e allusioni era davvero avanti anni luce a tutti gli altri.
La trama:
freschi sposi, Rosemary (incinta) e Guy si trasferiscono in un inquietante condominio che sembra abitato solo da persone anziane; ben presto la ragazza cade preda di incubi e visioni, fino a rendersi conto che, forse, chi gli sta accanto sta tramando contro di lei e il nascituro, per la più diabolica delle ragioni.
Ancora una volta Levin ti incolla alla poltrona fino a che non hai portato a termine la lettura; nuovamente non si perde in sterili spiegazioni o in inutili lungaggini: dritto allo scopo, senza sterzare mai. Il risultato è un horror raffinato, claustrofobico, durante il quale ti senti sempre più vicino a Rosemary e al suo incubo crescente, fino al magnifico finale, che esplode in tutto il suo orrore. Un colpo durissimo per il mondo di quegli anni, per nulla abituato a trame di questo tipo.
Nel 1968 Roman Polansky ne trae un notevole film con Mia Farrow e John Cassavetes che, purtroppo, a differenza del romanzo non osa più di tanto nel finale.
Da leggere e rileggere.
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