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martedì 19 novembre 2019

Libro del giorno: Un estraneo al mio fianco.

Libro che narra l'agghiacciante storia di uno dei più feroci, attivi e odiosi serial killer del secolo scorso, raccontata attraverso gli occhi della scrittrice Ann Rule, che conobbe Ted Bundy e di cui divenne amica nel corso degli anni, prima di scoprirne il reale volto.

Probabilmente molti conoscono la storia del predatore di donne che fece strage negli anni settanta del secolo scorso, camuffandosi, simulando altre identità e addirittura fingendosi talvolta un appartenente alle forze dell'ordine: soprannominato per questo "Il Camaleonte", Bundy ha una storia che se non fosse vera non ci crederebbe nessuno.
Personalità affascinante, carisma, bei modi, molto intelligente: presta servizio presso quello che noi chiameremmo "Telefono Amico", salvando un paio di volte la vita a donne che chiamano disperate sull'orlo del suicidio, lavora nello studio di un candidato alla Casa Bianca, non ha problemi sociali o con le ragazze, studioso tenace, non ha brutte aspettative per il futuro. È fidanzato.
Il problema nasce dal fatto che è anche uno stupratore seriale, un violento picchiatore, un torturatore e un assassino di giovani (talvolta giovanissime) ragazze, che adesca, cattura e uccide dopo atroci "attenzioni"; quasi tutte sono more con la scriminatura centrale, come la ragazza che lo fa innamorare e poi lo pianta d'improvviso, scatenando probabilmente quello che chiamano "il punto di rottura". Bundy uccide, viene catturato, fugge. Catturato nuovamente scappa ancora, tornando a uccidere. Arrestato di nuovo ripudia i suoi difensori scegliendo di difendersi da solo, dopo che questi erano riusciti a fargli scampare la sedia elettrica, di fatto firmando la sua condanna a morte. Sentenza che verrà applicata nel 1989.
A oggi non si conoscono le motivazioni, reali o psichiatriche, per cui un giovanotto che ha tutto, compreso un quoziente intellettivo superiore alla media, possa essere anche uno spietato e feroce massacratore di ragazzine innocenti e indifese.

Detto ciò il libro è bello, denso, interessante, talvolta non facile, anche e soprattutto per i temi trattati: Rule scrive bene, senza fronzoli, facendo precipitare il lettore in un lungo incubo che la cala sempre di più in colei che non ha compreso, o si è rifiutata di farlo, il fatto che il suo amico fosse un incallito criminale. Da leggere sicuramente, dopo sarà impossibile farselo scivolare addosso.

Curiosità: il recente film sulle gesta dell'assassino, per la regia di Joe Berlinger, "Fascino criminale", interpretato da Zac Efron, non vede alcun accenno ad Ann Rule, così come capitato in un altro lavoro sul serial killer, ancora oggi in catalogo per Netflix, il documentario "Conversazioni con un killer: il caso Bundy".
Anche lì non si fa alcun accenno alla scrittrice Ann Rule.


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