Quando il numero 1 di una nuova testata Bonelli, allora ancora "Dime Press", fece capolino con poche copie nelle edicole italiane, nell'ottobre del 1986, pochi avrebbero immaginato la scossa che quel personaggio dall'aspetto un po' sottomesso avrebbe dato al fumetto.
La trama:
Dylan Dog, ex poliziotto ed ex alcolizzato che vive indagando su casi straordinari come detective privato (mostri, apparizioni, paranormale) viene ingaggiato da una strana donna, che sostiene di essere stata aggredita da suo marito.
Che era già morto da un pezzo.
Raramente i numeri 1 di un fumetto seriale sono begli albi; c'è l'introduzione, qualche spiegone, i semi per quel che verrà.
Tiziano Sclavi, però, già autore di tanti fumetti e curatore di Zagor per un certo periodo, riesce a scrivere un numero perfetto già da questo primo albo.
Le citazioni sono eccellenti e calibratissime con la storia raccontata e tutte apprezzabilissime, i personaggi sono riusciti, i dialoghi brillanti, l'orrore contenuto nella vicenda davvero spaventoso; i disegni di Angelo Stano "rompono" con la tradizione Bonelli, regalandoci un bianco e nero come poche volte si era visto, per tacere della splendida cover di Claudio Villa, realizzatore grafico del personaggio.
Se Dylan Dog fosse durato un solo numero, questo, sarebbe comunque stato ricordato nella storia dei personaggi a fumetti nostrani. Uno dei migliori numero 1 della Bonelli.
Sclavi si supererà "soltanto" nell'albo numero 19 intitolato "Memorie dall'invisibile", che andrebbe fatto studiare nelle scuole di fumetto, tanto la sceneggiatura è perfetta.
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