Uscito nel 1956 per mano di uno dei miei scrittori preferiti, Richard Matheson, è stato trasposto diverse volte per il cinema e il fumetto, definendo nuove frontiere per la fantascienza, seppur in maniera tanto semplice (quanto geniale).
La trama:
colpito da misteriose radiazioni, un uomo scopre di rimpicciolire 3 centimetri al giorno, senza che i medici possano far niente; da principio la sua famiglia si occupa di lui, ma quando continua a rimpicciolire diviene un trascurabile peso, fino a che, per sfuggire al gatto di casa, cade in cantina dove sono in agguato orribili pericoli.
Come scrivere un capolavoro partendo da un'idea semplicissima: un uomo diviene ogni giorno più piccolo, e ciò che comunemente vive in un normale appartamento diventa all'improvviso un incubo mortale (ragni che ora sembrano giganti, l'impossibilità di raggiungere cibo o acqua, pesi che possono schiacciare in ogni momento etc.) fino al rapporto con la moglie e relativa prole, che si fa via via più inadeguato. Leggeremo con apprensione la caduta verticale di Scott man mano che rimpiccolisce, gioiremo con lui per ogni piccolo passo verso la sopravvivenza e temeremo per la sua vita di fronte agli ostacoli apparentemente insormontabili che la sua condizione gli fa crescere davanti, fino allo splendido, inevitabile finale.
Da leggere e rileggere.
Amici che mi seguono.
martedì 7 gennaio 2020
lunedì 6 gennaio 2020
La ragazza del lunedì: Sukia.
La vampira statunitense nella magistrale interpretazione dell'amico Emanuele Taglietti, che ne ha realizzato praticamente tutte le cover. Una meraviglia.
Sukia è uscita ininterrottamente nelle edicole italiane dal 1978 al 1986 per quasi 300 numeri, creata da Renzo Barbieri e Nicola Del Principe per la Edifumetto.
Sukia è uscita ininterrottamente nelle edicole italiane dal 1978 al 1986 per quasi 300 numeri, creata da Renzo Barbieri e Nicola Del Principe per la Edifumetto.
domenica 5 gennaio 2020
Museo Fran: Pietro Di Giampietro.
Questo personaggio disegnato per me a Milano rappresenta "Behemoth", coprotagonista della serie a fumetti "2700" andata in edicola a metà degli anni novanta.
Serie interessante e piuttosto longeva, da cui sono usciti diversi fumettisti italiani che lì si sono fatti le ossa (Messina, verdi, Scanu, Toraldo etc.)
Serie interessante e piuttosto longeva, da cui sono usciti diversi fumettisti italiani che lì si sono fatti le ossa (Messina, verdi, Scanu, Toraldo etc.)
sabato 4 gennaio 2020
venerdì 3 gennaio 2020
Il fumetto del venerdì: Atlantico!
Rieccoli!
Guido Nolitta e Roberto Diso (rispettivamente sceneggiatore e disegnatore) realizzano questa storia per la vecchia collana di "Mister No", numeri 24, 25 e 26 (maggio 1977 prima edizione) riuscendo, ancora una volta, a creare un capolavoro.
La trama:
insieme al suo nuovo cliente, un tipico statunitense di nome Murphy, in cerca di emozioni forti nella sua vacanza brasiliana, il pilota reduce di guerra lo accompagna sulle rive dell'Atlantico dove, assieme agli jangadeiros, modesti pescatori che lavorano su fragili canoe chiamate appunto "jangade", si guadagnano da vivere sfidando la natura e i suoi elementi.
Durante tale esperienza i due fanno la conoscenza con gli uomini del mafioso Johnny Columbus, intento a spazzare via violentemente i jangadeiros per sviluppare meglio i suoi loschi affari marittimi.
Mister No deciderà di sfidare apertamente il potente boss.
Questa avventura è il manifesto totale della filosofia che accompagna l'antieroe creato da Bonelli figlio: l'amore per il mare e la natura, la ribellione a un losco prepotente, la sfida a uomini e predatori (non manca l'avvincente duello tra il nostro e un pescecane e con un praticante di arti marziali) e il totale disinteresse del protagonista davanti alle conseguenze del dire l'ennesimo "no" davanti a un potente signore della malavita.
Appassionante, dalla prima all'ultima pagina. Ristampato una quindicina di anni fa per la collana "I classici di Repubblica - Serie Oro". Inutile dire che è fortemente consigliato a tutti coloro sono amanti delle buone storie. Pochissimi, inoltre, sanno disegnare gli animali come Roberto Diso.
"Mister No" è un personaggio di proprietà della Sergio Bonelli Editore. Tutti i diritti riservati.
Guido Nolitta e Roberto Diso (rispettivamente sceneggiatore e disegnatore) realizzano questa storia per la vecchia collana di "Mister No", numeri 24, 25 e 26 (maggio 1977 prima edizione) riuscendo, ancora una volta, a creare un capolavoro.
La trama:
insieme al suo nuovo cliente, un tipico statunitense di nome Murphy, in cerca di emozioni forti nella sua vacanza brasiliana, il pilota reduce di guerra lo accompagna sulle rive dell'Atlantico dove, assieme agli jangadeiros, modesti pescatori che lavorano su fragili canoe chiamate appunto "jangade", si guadagnano da vivere sfidando la natura e i suoi elementi.
Durante tale esperienza i due fanno la conoscenza con gli uomini del mafioso Johnny Columbus, intento a spazzare via violentemente i jangadeiros per sviluppare meglio i suoi loschi affari marittimi.
Mister No deciderà di sfidare apertamente il potente boss.
Questa avventura è il manifesto totale della filosofia che accompagna l'antieroe creato da Bonelli figlio: l'amore per il mare e la natura, la ribellione a un losco prepotente, la sfida a uomini e predatori (non manca l'avvincente duello tra il nostro e un pescecane e con un praticante di arti marziali) e il totale disinteresse del protagonista davanti alle conseguenze del dire l'ennesimo "no" davanti a un potente signore della malavita.
Appassionante, dalla prima all'ultima pagina. Ristampato una quindicina di anni fa per la collana "I classici di Repubblica - Serie Oro". Inutile dire che è fortemente consigliato a tutti coloro sono amanti delle buone storie. Pochissimi, inoltre, sanno disegnare gli animali come Roberto Diso.
"Mister No" è un personaggio di proprietà della Sergio Bonelli Editore. Tutti i diritti riservati.
giovedì 2 gennaio 2020
L'occhio del cinema: Teri Garr.
Teri Garr non è solo l'indimenticabile Inga de "Frankenstein Jr.", ma è stata ballerina, attrice e comica, lavorando con artisti del calibro di Elvis Presley, Francis Ford Coppola, Dustin Hoffman, Sidney Pollack, Scorsese, Altman e tante serie tv di successo. È stata candidata all'Oscar nel 1982 e ha fatto pure la doppiatrice!
Per non farsi mancare niente la Garr, come nella foto sopra, tratta proprio dall'inarrivabile cult di Mel Brooks, è anche una donna bellissima.
Oggi ha 75 anni e si batte per la malattia che, purtroppo, l'ha colpita anni fa.
Per non farsi mancare niente la Garr, come nella foto sopra, tratta proprio dall'inarrivabile cult di Mel Brooks, è anche una donna bellissima.
Oggi ha 75 anni e si batte per la malattia che, purtroppo, l'ha colpita anni fa.
mercoledì 1 gennaio 2020
Carne umana.
Salve e buon nuovo anno a tutti.
Esattamente 20 anni fa, nel gennaio del 1999, realizzavo "Carne umana", un horror zombesco con il quale mi liberavo di numerose zavorre che, da anni, mi impedivano di scrivere e produrre.
La trama:
alla fine del secolo, in Sudafrica, un criminale soprannominato Doctor Crotalo viene scortato da una equipe di soldati e scienziati per giungere nella capitale dove, di lì a poco, dovrà essere giustiziato.
Il problema sorge dal fatto che il mondo in cui si muovono i protagonisti è dominato dai resuscitati, organismi umani e animali che, una volta defunti, tornano in vita con propositi tutt'altro che amichevoli: dopo un incidente al furgone che scorta Crotalo, i componenti della spedizione saranno costretti a chiedere aiuto proprio a lui, per evitare di finire sbranati.
Erano anni e anni che non scrivevo più niente: né racconti, né sceneggiature o recensioni, tantomeno romanzi. Niente di niente! Tantoché, a un certo punto, credevo che fosse finita, la mia vena creativa chiusa, la mia ispirazione (qualunque cosa essa significhi) spenta!
Tornò improvvisamente, in un bruttissimo momento della mia vita, mentre ero seduto in sala di attesa di una banca per discutere dei miei problemi finanziari: la trama di "Carne umana" scorse davanti ai miei occhi come se qualcun altro stesse scrivendola per me!
Corsi a casa e scrissi così tanto che la mia tastiera si ruppe, fui costretto a comperarne un'altra che subì medesima sorte: battevo così forte sui tasti che questi saltavano in aria come colpiti da una carica di dinamite! Lo terminai in poco tempo, e se all'epoca non fossi stato impiegato alla Mondadori probabilmente lo avrei finito anche prima!
Quando lo proposi alle case editrici qualcuna mi rispose che era "carino, coinvolgente" ma che il tema trattato, gli zombi, era ormai finito, superato, roba del passato.
Poi arrivò Robert Kirkman.
Oggi mi rimane netta la sensazione di quel periodo, la furiosa determinazione con la quale lo scrissi, tutta l'angoscia e la frustrazione trattenuta sin lì e fluita deflagrando nel romanzo: tutti i personaggi messi in scena, forse a eccezione di Padre Joseph, soffrono di quella situazione. Sono negativi, disperati, egoisti e selvaggi. Non ho mai più scritto qualcosa di tanto forte e, per me, catartico.
Ancora oggi, a distanza di così tanti anni, mi viene chiesto di far tornare in qualche modo Crotalo, ma ciò è assai difficile! Poi, come ho promesso, se torno a fare il libraio...
Esattamente 20 anni fa, nel gennaio del 1999, realizzavo "Carne umana", un horror zombesco con il quale mi liberavo di numerose zavorre che, da anni, mi impedivano di scrivere e produrre.
La trama:
alla fine del secolo, in Sudafrica, un criminale soprannominato Doctor Crotalo viene scortato da una equipe di soldati e scienziati per giungere nella capitale dove, di lì a poco, dovrà essere giustiziato.
Il problema sorge dal fatto che il mondo in cui si muovono i protagonisti è dominato dai resuscitati, organismi umani e animali che, una volta defunti, tornano in vita con propositi tutt'altro che amichevoli: dopo un incidente al furgone che scorta Crotalo, i componenti della spedizione saranno costretti a chiedere aiuto proprio a lui, per evitare di finire sbranati.
Erano anni e anni che non scrivevo più niente: né racconti, né sceneggiature o recensioni, tantomeno romanzi. Niente di niente! Tantoché, a un certo punto, credevo che fosse finita, la mia vena creativa chiusa, la mia ispirazione (qualunque cosa essa significhi) spenta!
Tornò improvvisamente, in un bruttissimo momento della mia vita, mentre ero seduto in sala di attesa di una banca per discutere dei miei problemi finanziari: la trama di "Carne umana" scorse davanti ai miei occhi come se qualcun altro stesse scrivendola per me!
Corsi a casa e scrissi così tanto che la mia tastiera si ruppe, fui costretto a comperarne un'altra che subì medesima sorte: battevo così forte sui tasti che questi saltavano in aria come colpiti da una carica di dinamite! Lo terminai in poco tempo, e se all'epoca non fossi stato impiegato alla Mondadori probabilmente lo avrei finito anche prima!
Quando lo proposi alle case editrici qualcuna mi rispose che era "carino, coinvolgente" ma che il tema trattato, gli zombi, era ormai finito, superato, roba del passato.
Poi arrivò Robert Kirkman.
Oggi mi rimane netta la sensazione di quel periodo, la furiosa determinazione con la quale lo scrissi, tutta l'angoscia e la frustrazione trattenuta sin lì e fluita deflagrando nel romanzo: tutti i personaggi messi in scena, forse a eccezione di Padre Joseph, soffrono di quella situazione. Sono negativi, disperati, egoisti e selvaggi. Non ho mai più scritto qualcosa di tanto forte e, per me, catartico.
Ancora oggi, a distanza di così tanti anni, mi viene chiesto di far tornare in qualche modo Crotalo, ma ciò è assai difficile! Poi, come ho promesso, se torno a fare il libraio...
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