Scritto dalla figlia di un cugino della marchesa Anna Casati Stampa (nata Fallarino) una decina di anni fa, per i tipi della Baldini & Castoldi, il libro ripercorre le tappe che portarono il marito di Anna, il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, ad uccidere in una notte romana sia la moglie che il presunto amante di lei, Massimo, nel 1970.
La nota vicenda di cronaca, paradossalmente, non sta solamente nella triplice tragedia (il marchese, dopo aver assassinato i due si spara con il fucile del delitto), ma nel "ritrovamento" e nelle testimonianze che portarono alla luce la vita sessuale dei ricchi coniugi, fatta di scappatelle, voyeurismo, scambismo e chi più ne ha più ne metta, tutti ingredienti che l'italietta bigotta e moralista di allora non poté digerire.
Diciamolo subito: il volume, seppur ben scritto, l'autrice, Mariateresa Fiumanò è laureata e autrice di testi scientifici, evidenzia lacune da diversi punti lo si guardi: la Fiumanò rievoca monologhi della marchesa, "fatti", dialoghi, sfoghi, lettere e diari (all'epoca dei fatti lei doveva essere poco più di una bambina, risulta già strano che una donna matura e problematica come la protagonista del libro racconti episodi con dovizia di particolari così scabrosi a una nipote tanto giovane) senza tuttavia riportare una sola prova di quanto raccontato; le date sono poche, i dialoghi chiaramente avvengono sempre in privato, le foto le ha bruciate, i diari perduti o ceduti... insomma nel libro a parte i suoi ricordi non vi è assolutamente nulla che certifichi anche lontanamente quanto narrato. La pubblicità riporta la volontà dello svelare come era davvero Anna e quali erano i reali sentimenti verso suo marito, come a sfidare chi riportò solo le notizie a sfondo sessuale, non sempre veri, ma la prima a raccontare particolari intimi e talvolta volgari della vicenda è proprio lei.
Ho strabuzzato poi gli occhi sulle ultime pagine, che non svelo.
Come sempre, ai lettori l'ardua sentenza!
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