All'interno della serie "Le Storie", della Sergio Bonelli Editore, a dicembre verrà ristampato "Judas", crepuscolare antieroe del West: creato dai fratelli Missaglia (Ennio per le sceneggiature e Vladimiro per i disegni) e uscito alla fine degli anni settanta in una quindicina di numeri, la storia racconta le vicissitudini di Alan Scott, ex fuorilegge accusato di aver tradito i suoi complici (da qui l'odiato soprannome) e ora al servizio della legge privata della Pinkerton.
Ho amato molto questa serie a fumetti: Judas era un personaggio senza futuro, senza speranza, senza redenzione. Cinico, solitario, polveroso, dipinto in un West selvaggio con poco o niente di romantico come viene dipinto talvolta.
Ennio Missaglia era molto bravo, suo fratello faceva il suo: essenziale, nervoso, leggibilissimo; si alternò alle matite con un altro sottovalutato artista veneziano, Ivo Pavone. Da soli, loro tre, crearono e realizzarono per oltre un anno un fumetto pienamente godibile.
È una serie perfetta? Niente di più lontano, ma era "sincera", pulita, come non se ne fanno più. Sul finire degli albi, nel 1980, non bisognava essere degli esperti per ravvisare nelle tavole il segno della fretta, della stanchezza, della delusione sul tramonto del personaggio. Se fare il fumettista è un mestiere difficile, e lo è sul serio, allora doveva esserlo di più: non c'erano le pacche sulle spalle, gli apprezzamenti virtuali, i raduni, i like, le vendite di originali agli appassionati, le ricerche di materiale on line, le riviste che potessero gettare quantomeno un po' di luce su questi eroi, pilastri del fumetto nostrano. Provate a cercare qualche immagine su Google di Franco Bignotti o di Franco Donatelli.
Trovato pochino, vero? Quasi niente.
E di tanti altri non abbiamo mai saputo nemmeno il nome o il perché si siano dati a un mestiere tanto strano.
Eppure chiunque stringa oggi una matita in mano deve loro moltissimo.
Mi rabbuio un po' quando sento o leggo che questo fumetto o quel personaggio sarebbero poco fruibili dal lettore odierno, dal giovane: oggi è tutto più facile, vi sono diavolerie che aiutano l'autore, persino nell'aggiustare un po' quel fondale o quella prospettiva non perfettamente riuscita. Ai tempi c'erano solo solitudine, pile di tazzine di caffè e i numeri impietosi che l'editore ti comunicava.
Da lì passava il futuro di artista o l'oblio eterno.
Comprate "Judas".
Ad avercene.
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